giovedì 4 aprile 2013

Libri su Cuba 6.

CARNE DI CANE
Carne di cane, di seguito riportiamo la trama del romanzo e la presentazione dell'editore."Mi sentivo dentro un'odiosa miscela di violenza, aggressività, lussuria, sadismo, bisogno d'alcol. Ma sentivo anche che il mio cuore si induriva. Ogni giorno di più, sempre di più. Era quello che volevo: riuscire ad avere un cuore di pietra". Così parla il protagonista di "Carne di cane", che vuole distacco, solitudine e silenzio interiore. Cerca di allontanarsi, di sfuggire allo strazio e alla follia quotidiana di una vita sull'orlo dell'abisso. Ma intorno a lui tutto rimbomba come un uragano tropicale insaziabile e vorace che logora e macera il nostro uomo. "Carne di cane" è autobiografico e ha una forma provocatoriamente sobria. Come nei suoi libri precedenti, qui lo scrittore cubano si esibisce in uno strip-tease mentre sorride cinicamente e si prende gioco di tutto e di tutti. Allo stesso tempo si tratta di un'opera scritta con ritmo disperato e con mano sapiente. Con questo volume Pedro Juan Gutiérrez conclude il suo 'Ciclo di Avana Centro' composto da cinque libri e cominciato nel 1998 con la 'Trilogia sporca dell'Avana', il libro che lo ha lanciato sulla scena internazionale come uno scrittore di caratura mondiale, pubblicato in più di quindici paesi.

VEDI CUBA E POI MUORI
Vedi Cuba e poi muori, di seguito riportiamo la trama e la presentazione dell'editore.
L'isola dolce d'acque, cieli e fiori trovata dagli europei a metà dello scorso millennio ha conosciuto l'urlo della schiavitù e gli scoppi delle rivolte, il rapimento della danza e l'oblio del rum, il sussulto del sesso e il cedimento dello sconforto, i tuoni della storia e il gocciolio della povertà. Oggi, all'inizio di un nuovo millennio, in un quotidiano tinto di assurdo, tra crimini e spettri, fascino e macerie, cartoline e fughe, deliri dei sensi e della ragione, le voci più animose e spietate della narrativa scritta a Cuba raccontano un paese che, irriducibile nel suo sogno di felicità, continua a macinare dolore, differenza e canna da zucchero. Sono storie sfrontate e sensitive: grottesco e tenerezza, adulterio e lealtà, dannazione e purezza gomito a gomito in un viluppo di contraddizioni che attrae e soffoca, esalta e consuma. Il libro contiene testi di Miguel Mejides (1950), David Mitrani Arenal (1966), Arturo Arango (1955), Michel Encinosa Fú (1972), Alexis Díaz Pimienta (1966), Adelaida Fernández de Juan (1961), José Miguel Sánchez "Yoss" (1969) e del curatore Danilo Manera (1957).

I PALAZZI LONTANI

I palazzi lontani, di seguito riportiamo la trama del romanzo e la presentazione dell'editore.
Era stato il suo amico aviatore, quello che chiamavano il Moro, a dirgli che l’importante è trovare il palazzo. E quando il bambino Victorio gli aveva chiesto: Moro, quale palazzo?, gli aveva rivelato che a ciascuno di noi, fin dalla nascita, è stato destinato un palazzo, e che il nostro compito è cercarlo. Adesso Victorio ha quarantotto anni, e il tugurio in cui vive sta per essere demolito. Prima che ciò accada egli dà fuoco ai suoi pochi beni (un vecchio materasso, una riproduzione dell’Embarquement pour Cythère di Watteau, una piccola pila di libri) e, portandosi dietro solo un volume dei Mémoires di Saint-Simon, la fotografia del Moro che fa ciao dal suo aeroplano e un telo da spiaggia molto colorato, incomincia a vagabondare per le strade dell’Avana. Guidati dal suo sguardo malinconico e sensuale, ci addentriamo nei quartieri più desolati e feroci di quella che una volta fu una città sontuosa, mentre dal passato riemergono l’immagine del padre, rivoluzionario convinto, la morte del Moro in un incidente aereo, la sua sordida quanto esaltante iniziazione sessuale. Insieme a Victorio incontriamo Salma, una giovanissima prostituta per stranieri che vorrebbe diventare un’attrice, «un’attrice di Hollywood, naturalmente», di quelle che vincono l’Oscar e si fidanzano con Andy Garcia. E insieme a lui ci perdiamo fra le rovine di una città crepuscolare e agonizzante, una città divenuta ormai «lontana, straniera, incomprensibile e ostile». Ma la scena si trasforma quando Victorio e Salma incontrano Don Fuco, il clown eccentrico e mirabolante, il mago dai portentosi talenti mimetici che li introdurrà nel suo rifugio segreto, un fastoso teatro abbandonato in cui vibra ancora il ricordo della Callas e di Nijinsky, e che li inizierà ai misteri della finzione. Visionario e crudele, questo romanzo sa parlare di Cuba come mai prima.

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